venerdì 14 marzo 2008

A mente fredda

A mente fredda si può provare a ragionare sull’eliminazione dalla Champions di martedì scorso. E’ andata male, e ci può stare vista la gara di andata, certo che un po’ di rammarico c’è, e la buriana scatenata dalle dichiarazioni di Mancini nel dopo-partita non si può dire che sia stata la cosa che ci potevamo augurare di più. Però, è giusto dirlo, ci sono state anche delle cose da salvare nei convulsi eventi della singolar tenzone con i Reds e, da ottimista propositivo quale cerco sempre di essere, mi piace partire da quelli.

L’Inter contro il Liverpool ha giocato una gara onesta, anzi mi azzarderei a dire che fino all’espulsione ha giocato la partita che doveva giocare per tentare di ribaltare la situazione compromessa nei malefici minuti finali di Anfield. Abbiamo mostrato la pazienza necessaria, abbiamo faticato, Julio Cesar ha fatto il suo dovere con la consueta spregiudicatezza (su Babel in uscita) e bravura (sull’incursione in area di Lucas mi pare). E poi sono arrivate le grandi chance sui piedi di Julio Cruz, nel primo e nel terzo caso bravo Almunia; nel secondo, e più clamoroso, impreciso il nostro amato Jardinero. Avrebbe potuto darla a Stankovic mi dite, vero ma quale attaccante da lì non tira? Certo, doveva segnare. Il problema sta tutto lì, ahinoi. E la palla nel sacco doveva pure metterla Ibra nel secondo tempo quando la generosa disattenzione della retroguardia di Benitez ci ha regalato l’occasione più clamorosa. Io sono convinto che se avessimo segnato – in quel momento in cui già eravamo in dieci ma ancora 0-0 – forse il Liverpool si sarebbe spaventato davvero è chissà, sarebbe potuta andare in tutti i modi. Ripeto, fino al rosso per Burdisso eravamo in corsa, e ci era mancato il colpo-killer. Capita, è nell’ordine delle cose e del gioco. Nessun dramma insomma.

E lo stadio, per una volta unito, ha capito che la squadra ci aveva provato e ha applaudito e acclamato i nostri a fine gara. Non l’avevo mai visto succedere (di solito volavano i sediolini o qualcosa di peggio...) e mi è parso il modo migliore per sugellare la partita, ma anche la maturazione di un ambiente per troppo tempo definito (a volte a torto, spesso a ragione) isterico, tanto nei suoi interpreti diretti – i calciatori – quanto in quelli indiretti – il pubblico. Ero triste per come era andata la partita, ma ho pensato che finalmente stessimo cominciando a diventare una grande squadra. Ho applaudito convinto i nostri e ho gridato “Inter, Inter” a squarciagola.

Sul dopo partita sembra difficile trovare delle buone notizie. Per noi tifosi comuni l’annuncio del Mancio è stata una doccia gelida e inattesa. Eppure anche lì, forse, possiamo provare a cavarne qualcosa di utile: se la mossa – decisamente azzardata – del mister servirà a stoppare certi atteggiamenti sgradevoli di alcuni giocatori e a mettere un freno alla tentazione di ambivalenza della società (che talvolta pare giustificare le bizze dei campioni), allora potrà anche essere stata un bene. Perché, proprio per l’ammirazione, la gratitudine, la stima e l’affetto che provo per il presidente Moratti (a lui eterna lode!), mi sembra giusto non tacere sui suoi (pochi) errori, che talvolta comprendono questi perdoni per i giocatori indisciplinati e gli scatti decisionisti che portarono, per esempio, all’inopinata cacciata di Gigi Simoni. Tutto sta andando a meraviglia, Centenario incluso, continuiamo così...

Le note tristi sono, oltre ovviamente alla cacciata dal paradiso della Champions, le brutte prestazioni di alcuni uomini simbolo come Vieira, gli errori – già ben documentati – sotto porta dei nostri bomber, il comportamento di Figo, l’ennesimo cartellino rosso. E anche l’intempestività dell’annuncio di Mancini, che poteva forse ottenere gli stessi effetti in un’altra sede, chissà... Certo che in questo modo la squadra è stata risparmiata dal diluvio di critiche, e tutto il focus della stampa – categoria cui appartengo, ma che è decisamente popolata di loschi personaggi – si è puntato sull’allenatore, che ha fatto da capro espiatorio e forse ha garantito a Zanetti e soci qualche ora in più di tranquillità per dedicarsi al campionato. Un paragrafetto a parte lo dedicherei al povero Burdisso. Sbaglia, e si fa prendere dalla foga in maniera spesso imperdonabile, e la sua espulsione ci è costata le ultime chance di speranza. Però è uno che dà l’anima per la squadra e accetta di fare tutti i ruoli... non è una giustificazione, però un’attenuante generica sì. Vista la flemma con cui giocava Vieria...

Adesso guardiamo avanti, a mente fredda. C’è ancora molto da fare e, come diceva Thomas S. Eliot, c’è lavoro per tutti quanti. Forza Inter.

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