tag:blogger.com,1999:blog-10424497712035041832024-02-19T17:25:34.520-08:00IC Parabiago - Diario di un interistaL'universo nerazzuro visto da quiLeonardo Merlinihttp://www.blogger.com/profile/17112671485386582254noreply@blogger.comBlogger11125tag:blogger.com,1999:blog-1042449771203504183.post-28248672489082470512010-05-23T08:24:00.000-07:002010-05-23T08:55:34.169-07:00E' successo davveroVe lo confesso, ancora non ci credo. Quello che è successo a Madrid ieri sera è pura epopea, meravigliosa invenzione di una mente sportiva con il senso del thriller e della commozione vera. Mentre il cronometro del Bernabeu scandiva gli ultimi minuti (quando erano passati 2'30" del recupero ho capito che non potevano più pareggiare e ho detto all'amico Andrea "E' fatta") ho ripensato a Kiev, quando all'86esimo stavamo ancora perdendo 1-0. (Ascoltatevi Repice in radio, è da pelle d'oca <a href="http://www.youtube.com/watch?v=0mx88JwbNoE"><span style="font-family:Times New Roman;color:#800080;">http://www.youtube.com/watch?v=0mx88JwbNoE</span></a>). Poi Milito, e chi sennò, ha pareggiato prima che lui, Muntari e soprattutto Snejider, firmassero una vittoria impossibile. Credo che la finale di Champions abbiamo cominciato a vincerla lì.<br /><br />Milito dicevamo. Commovente e totalizzante come un vero personaggio da romanzo, nonostante l'uscita non proprio tempestiva sul suo futuro. Un calciatore che ha avuto per noi un impatto superiore a quello del miglior Ronaldo, un campione che ha un unico destino: il Pallone d'oro. Dopo il robot postmoderno Cristiano Ronaldo, il genio maradoniano Messi, è ora che i soloni del pallone europeo riconoscano l'eroismo di Diego, che l'anno scorso giocava nel Genoa... (com'è possibile? Un fuoriclasse di tal fatta, ovviamente senza offesa per i genoani).<br /><br />Poi le lacrime di Mourinho. A una divinità per scettici come lui che volete che si possa dire? Ha comunque ragione. Vincerà la Champions anche con il Real Madrid, non c'è dubbio. E sarà di certo un altro momento storico per il calcio. Ma vederlo piangere per noi - perché piangeva per noi - resterà tra i momenti più belli della nostra storia di tifosi.<br /><br />Ancora non ci credo. Però è comunque fantastico.<br />Amo questa Inter. Vi amo tutti.Leonardo Merlinihttp://www.blogger.com/profile/17112671485386582254noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1042449771203504183.post-22229971606310215922010-05-19T06:03:00.000-07:002010-05-19T06:18:15.035-07:00Come se fosse la prima voltaSono nato pochi giorni dopo l'ultima finale di Coppa dei Campioni giocata dall'Inter, quindi questa per me è DAVVERO la prima volta. Madrid, 22 maggio. In ogni caso una data che segna la mia vita di tifoso, comunque andrà a finire. Per chi è cresciuto in un mondo nel quale la parola "finale" e la parola "Champions" erano sempre associate ad ALTRI, e mai a noi; per chi ha convissuto per tutta la preadolescenza con i tifosi di Platini, poi di Maradona e poi di Van Basten; per chi ha sofferto fisicamente gli oltraggi dell'universo Moggi; per chi era a San Siro quando il tiro di Mimmo Kallon al 90esimo della semifinale con il Milan è uscito di un millimetro; per chi ha pianto quando Ibra ha illuminato il diluvio di Parma; per chi guarda la maglia nerazzurra e pensa, SUL SERIO, che sia nettamente più bella di tutte le altre maglie del mondo. Ecco, questa giornata è per noi. Questa FINALE è per noi.<br /><br />E' quindi la mia prima volta, come per tanti altri tifosi che, insomma, non sono neppure più tanto giovani. Nel 1964, mi raccontano, un nutrito gruppo di nostri nonni e genitori partì per Vienna e restò in viaggio per una settimana, o giù di lì. Nessuno sapeva più dove fossero finiti. STRAORDINARIO. Non riesco a immaginare miglior auspicio di rivivere la stessa avventura, sia per chi sarà fisicamente a Madrid quella sera, sia per chi la vivrà con gli occhi e il cuore in Spagna, seppur disperso in qualche angolo della pianura Padana o del Tavoliere delle Puglie.<br /><br />Forza Inter. E' fantasticoLeonardo Merlinihttp://www.blogger.com/profile/17112671485386582254noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1042449771203504183.post-71777953956447285282008-05-21T11:40:00.000-07:002008-05-24T07:44:56.099-07:00Lettere dopo il trionfoPremessa: nel 2002 il libro “Interismi” di Severgnini uscì con una sezione intitolata “Lettere dopo la tempesta” dove la prima missiva era mia: il racconto tragicomico del mio 5 maggio. Oggi, con queste lettere ai campioni, vorrei chiudere definitivamente il cerchio.<br /><br /><strong>Caro Mancio</strong>,<br /><br />Per noi che la Grande Inter di Herrera non l’abbiamo vista, questa è la squadra nerazzurra <strong>più forte che abbiamo mai conosciuto</strong>. Questa è la nostra favola, il nostro riscatto, la nostra Inter. E Mancini è <strong>il nostro mago</strong>. E dunque posso solo dire “Grazie”, per la tenacia di questi anni, per la voglia di essere sempre e comunque lo stesso, <strong>senza piegarsi all’opportunismo</strong>, per <strong>l’enorme massa di cattiverie</strong> che certa stampa (e ti chiedo pubblicamente scusa a nome della categoria di cui faccio parte, ma non mi occupo di sport solo di libri) ti ha rovesciato addosso. Questa vittoria è tua, con i suoi splendori e anche con i suoi limiti. Ma ho sempre pensato che la capacità di mettere <strong>sempre la propria faccia</strong> e di mettersi in gioco in prima persona sia tipica dei grandi uomini. Qualunque cosa succederà nei prossimi giorni, perché a essere sincero ti vedo <strong>piuttosto stanco</strong>, io approverò la tua scelta. E la mia gratitudine per questi anni, e spero anche per i prossimi, resta immutata.<br /><br /><strong>Caro Zanetti</strong>,<br /><br />O capitano mio capitano. Lo so <strong>è scontata la citazione</strong>, ma quanto è vera! L’ennesima annata straordinaria, l’ennesimo milione di kilometri macinati su tutti i campi, l’ennesima dimostrazione di cosa vuol dire “orgoglio interista”. <strong>Saverio come nessun altro</strong>. E quest’anno pure il pazzesco gol contro la Roma, e quella corsa folle, da bambino felice, che – lasciatemelo dire – <strong>rappresenta un po’ il senso della vita</strong>. Entusiamo, spontaneità, passione: in quella corsa c’era tutto. E in più un senso di purezza, di gioia del gioco, di un modo di <strong>guardare al mondo con stupore</strong>. Grazie capitano, la palla in fondo al sacco ci ha fatto felici, ma forse ancora di più lo ha fatto vederti così.<br /><br /><strong>Caro Vieira</strong>,<br /><br />Patrick <strong>gioia e dolori</strong>: l’incredibile azione contro la Fiorentina e la prestazione irritante contro il Liverpool; i gol pesantissimi contro il Palermo, l’Atalanta e il Siena e quell’errore da principiante che ha regalato il raddoppio al Milan nel derby di ritorno... Però Patrick io non riesco quasi ad arrabbiarmi con te, perché <strong>sento che il tuo carisma va oltre gli episodi</strong>, che un fuoriclasse si prende completo, che un personaggio come te <strong>non si delimita</strong>. Sai, mi fai pensare a mio cugino <strong>Andrea</strong>: giocavamo insieme in Terza categoria e io, se c’era lui al mio fianco a centrocampo, <strong>non avevo paura</strong>. Ecco, se mai in un’altra dimensione io fossi stato un giocatore di questa Inter (diciamo un Burdisso) avrei riposto piena fiducia in te e <strong>ti avrei seguito ovunque</strong>. Perché tu, Patrick, sei un capo e in campo questa cosa la senti anche se <strong>nessuno te la spiega</strong>.<br /><br /><strong>Caro Ibrahimovic</strong>,<br /><br />che dire. I due gol di Parma da soli <strong>valgono una stagione</strong>. Sotto quella pioggia che sapeva tanto di epopea, in quella condizione psicologica difficile, con addosso tutte le gufate dell’universo non interista. Eppure tu hai preso la palla di Deki e l’hai messa lì, <strong>molto vicino al paradiso</strong>. Anche per chi come me masticava un calcio lineare e generoso alla <strong>Simeone</strong> e non da genio provocatore – quasi da Playstation, che non ho – come te, anche per me questa è <strong>poesia pura</strong>, <strong>sogno, delizia</strong>. E poi mi piace quel tuo essere un po’ burbero, quella voce profonda, quel dire “se non vi sto bene sono problemi vostri”. Caro Zlatan, credo che non esistano due persone <strong>più diverse </strong>da me e te, e forse proprio per questo mi piaci così.Leonardo Merlinihttp://www.blogger.com/profile/17112671485386582254noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1042449771203504183.post-64584307458230254872008-05-19T03:00:00.000-07:002008-05-20T11:39:47.937-07:00Tutto nostro e strameritato<p class="MsoNormal">Chiedo scusa ai miei ventiquattro lettori (e anche agli eredi del Manzoni che spero non vogliano farmi causa) per il <span style="FONT-WEIGHT: bold">lungo silenzio</span> di questo diario. Devo però confessarvi che, dopo il rocambolesco pareggio con la Roma a San Siro e le peripezie che ne sono seguite, mi ero ripromesso di tornare a postare <span style="FONT-WEIGHT: bold">solo quando avessimo vinto lo Scudetto</span>. Ammetto che avevo sperato e previsto che ciò sarebbe accaduto <span style="FONT-WEIGHT: bold">prima</span> (ragionevolmente ipotizzavo dopo Inter-Siena), ma l’importante è che ci siamo finalmente arrivati, e le difficoltà – come dice una bella pubblicità – rendono le cose <span style="FONT-WEIGHT: bold">più straordinarie</span>.<?xml:namespace prefix = o /><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p>E allora eccoci qui a festeggiare il (Benedetto) <span style="FONT-WEIGHT: bold">Sedicesimo scudetto</span> che ci viene consegnato da una partita <span style="FONT-WEIGHT: bold">epica</span> per le condizioni climatiche e psicologiche, una di quelle partite che daresti una mano per aver potuto giocare. Ovviamente quando, come ieri, finiscono come tutti sognavamo. Nel diluvio di Parma il <span style="FONT-WEIGHT: bold">Genio Ibrahimovic</span> torna e incanta, come non faceva da mesi, e piega la resistenza pugnace dei gialloblù in primis con un gol da favola e poi con un tocco impeccabile. Prima dell’apoteosi la squadra aveva lottato <span style="FONT-WEIGHT: bold">con tutte le energie fisiche e morali</span>, sfiorando più volte il punto decisivo ed evitando la trappola dell’isteria. Così vinciamo da <span style="FONT-WEIGHT: bold">campioni maturi</span>, consapevoli della propria forza, capaci di resistere a una pressione fortissima che veniva da una stampa in gran parte <span style="FONT-WEIGHT: bold">già pronta a celebrare la Roma</span> e da un ambiente che, ahinoi memore, cominciava a paventare i fantasmi di un pomeriggio di qualche anno fa che ieri è la pioggia scrosciante e il coraggio dei ragazzi hanno <span style="FONT-WEIGHT: bold">definitivamente lavato via</span>.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p>Noi tifosi comuni abbiamo sofferto, come sempre, abbiamo sperato, abbiamo avuto paura anche. Ma personalmente vedevo la squadra <span style="FONT-WEIGHT: bold">funzionare bene</span>, sentivo che nell’aria c’erano sensazioni positive e, per quanto pagando un ragguardevole prezzo alle mie ansie, sono <span style="FONT-WEIGHT: bold">rimasto fiducioso</span> anche quando Telelombardia titolava “Scudetto alla Roma”. Mi ricordavo, tanto per dirne una, che sia nel derby sia contro il Siena all’intervallo eravamo teorici campioni d’Italia e poi al 90esimo le cose erano<span style="FONT-WEIGHT: bold"> radicalmente cambiate</span>. E così è stato anche ieri, nonostante i giallorossi fossero realmente convinti di avere già vinto, e le facce terree di De Rossi e Spalletti (che mi pare abbia mostrato che forse tutti i sorrisi e la serenità ostentata nelle scorse settimane fossero <span style="FONT-WEIGHT: bold">un tantino fasulle</span>) stanno lì a dimostrarlo.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p>Questo Scudetto dunque, <span style="FONT-WEIGHT: bold">meraviglioso e difficile</span> come un romanzo di Joyce, <span style="FONT-WEIGHT: bold">sorprendente</span> come un racconto di Borges, <span style="FONT-WEIGHT: bold">limpido</span> come una descrizione di Italo Calvino. Questo Scudetto che<span style="FONT-WEIGHT: bold"> chiude la storia di Calciopoli</span>, dimostrando che l’Inter ha vinto quello che doveva vincere a dispetto di tutti i gufi e di un Moggi che – <span style="FONT-WEIGHT: bold">SCANDALOSO</span> – ancora ieri pontificava dalla prima pagina di un quotidiano. Questo Scudetto costato a Mancini <span style="FONT-WEIGHT: bold">più di un paio di nuove rughe</span> e più di un patema per i venditori di magliette che hanno dovuto aspettare l’ultima mezz’ora del campionato per essere sicuri che i loro investimenti sulle casacche con scritto 16 non erano stati soldi buttati. Questo Scudetto che passa attraverso momenti straordinari come <span style="FONT-WEIGHT: bold">il 4-1 all’Olimpico</span>, il doppio 2-0 alla Fiorentina, il derby d’andata e la <span style="FONT-WEIGHT: bold">corsa folle di Saverio Zanetti </span>dopo il pareggio con la Roma a San Siro. Questo Scudetto che l’Inter ha vinto con la forza della solidità, con la coerenza, con <span style="FONT-WEIGHT: bold">l’ardimentoso coraggio del Mancio</span> che ha scaraventato nella mischia <span style="FONT-WEIGHT: bold">SuperMario Balotelli</span> e ha saputo correggere in corsa alcune scelte a volte apparse cervellotiche. Questo Scudetto che<span style="FONT-WEIGHT: bold"> vale oro</span> perché conquistato con tutte le rivali e senza l’alibi delle penalizzazioni, che è storico perché mai ne avevamo vinti tre di fila, che è <span style="FONT-WEIGHT: bold">nostro, bellissimo e strameritato</span>. Questo Scudetto che pulsa, come un cuore tricolore, sotto la maglia nerazzurra.</p>Leonardo Merlinihttp://www.blogger.com/profile/17112671485386582254noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1042449771203504183.post-14549377051755130112008-03-25T01:46:00.000-07:002008-03-25T02:06:42.270-07:00Serriamo le filaIl momento<strong> è critico</strong>, inutile negarlo. La sconfitta con la Juve è uno <strong>schiaffo pesante</strong>, reso più amaro dall'evidente fuorigioco di Camoranesi nell'azione del gol che ha cambiato la partita (vi ricordate <strong>il clamore</strong> per il nostro gol in fuorigioco a Catania? Adesso nessuno dice niente... mi pare veramente sorprendente). Se a questo aggiungiamo la <strong>chiara stanchezza</strong> della squadra e la difficoltà nel creare azioni offensive, ecco che di motivi per stare allegri, tra noi cuori nerazzurri, <strong>sembra che ne siano pochi</strong>. Eppure.<br /><br />Eppure <strong>siamo sempre primi</strong>, seppur con un vantaggio piccolo (ma non così insignificante) sulla Roma; eppure è ancora <strong>tutto nelle nostre mani</strong>; eppure la squadra ha fatto blocco con Mancini e vuole <strong>fortemente</strong> arrivare al titolo. Non so se ce la faremo, ma fino all'ultimo secondo dovremo <strong>tutti essere uniti</strong> per arrivare a questo obiettivo! E' il momento dell'unità, intorno a questa squadra e a questi uomini - <strong>che ci siano cari o meno</strong>, compreso il povero Burdisso. Al futuro, quale che sarà ci penseremo da giugno, e lì i nodi verranno al pettine. Ma ora è necessario serrare le fila. La sconfitta con la Juve fa male, ma non ci dobbiamo dimenticare che, pur festeggiando <strong>come se avessero vinto i mondiali</strong>, i bianconeri quest'anno probabilmente non vinceranno nulla, dovranno sudarsi l'accesso alla Champions nei preliminari e magarai potranno anche non farcela... Insomma, <strong>un po' di prospettiva</strong> aiuta a ragionare con più serenità sulle situazioni.<br /><br />E' ovvio che ora siamo sotto pressione e il calendario ogni volta che lo guardo <strong>mi inquieta a dismisura</strong>. Ma piangere adesso non serve, e chissà che dalle prossime durissime partite non possa venire anche qualche buona notizia. E' dura, ma negli scorsi vent'anni abbiamo affrontato situazioni <strong>ben più meschine</strong> e anche lì (più o meno) ci siamo battuti contro lo scoraggiamento guardando<strong> i magnifici colori della nostra maglia</strong>. Provarci ora è il minimo che possiamo fare.Leonardo Merlinihttp://www.blogger.com/profile/17112671485386582254noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1042449771203504183.post-63369007163623498222008-03-14T11:48:00.000-07:002008-03-14T12:00:38.291-07:00A mente freddaA mente fredda si può provare a ragionare <strong>sull’eliminazione dalla Champions</strong> di martedì scorso. <strong>E’ andata male</strong>, e ci può stare vista la gara di andata, certo che un po’ di rammarico c’è, e la buriana scatenata dalle dichiarazioni di Mancini nel dopo-partita non si può dire che sia stata la cosa <strong>che ci potevamo augurare di più</strong>. Però, è giusto dirlo, ci sono state anche delle cose da salvare nei convulsi eventi della singolar tenzone con i Reds e, da ottimista propositivo quale cerco sempre di essere, <strong>mi piace partire da quelli</strong>.<br /><br />L’Inter contro il Liverpool ha giocato una <strong>gara onesta</strong>, anzi mi azzarderei a dire che fino all’espulsione ha giocato <strong>la partita che doveva giocare</strong> per tentare di ribaltare la situazione compromessa nei malefici minuti finali di Anfield. Abbiamo mostrato la pazienza necessaria, abbiamo faticato, Julio Cesar ha fatto il suo dovere con la <strong>consueta spregiudicatezza</strong> (su Babel in uscita) e bravura (sull’incursione in area di Lucas mi pare). E poi sono arrivate le grandi chance sui piedi di Julio Cruz, nel primo e nel terzo caso bravo Almunia; nel secondo, e più clamoroso, impreciso <strong>il nostro amato Jardinero</strong>. Avrebbe potuto darla a Stankovic mi dite, vero ma quale attaccante da lì non tira? Certo, <strong>doveva segnare</strong>. Il problema sta tutto lì, ahinoi. E la palla nel sacco doveva pure metterla Ibra nel secondo tempo quando la generosa disattenzione della retroguardia di Benitez ci ha regalato <strong>l’occasione più clamorosa</strong>. Io sono convinto che se avessimo segnato – in quel momento in cui già eravamo in dieci ma ancora 0-0 – forse il Liverpool <strong>si sarebbe spaventato</strong> davvero è chissà, sarebbe potuta andare in tutti i modi. Ripeto, fino al rosso per Burdisso eravamo in corsa, e ci era mancato il colpo-killer. Capita, è nell’ordine delle cose e del gioco. <strong>Nessun dramma insomma</strong>.<br /><br />E lo stadio, per una volta unito, ha capito che la squadra ci aveva provato e <strong>ha applaudito e acclamato i nostri a fine gara</strong>. Non l’avevo mai visto succedere (di solito volavano i sediolini o qualcosa di peggio...) e mi è parso <strong>il modo migliore</strong> per sugellare la partita, ma anche la maturazione di un ambiente per troppo tempo definito (a volte a torto, spesso a ragione) isterico, tanto nei suoi interpreti diretti – i calciatori – quanto in quelli indiretti – il pubblico. Ero triste per come era andata la partita, ma ho pensato che finalmente <strong>stessimo cominciando a diventare una grande squadra</strong>. Ho applaudito convinto i nostri e ho gridato “Inter, Inter” a squarciagola.<br /><br />Sul dopo partita sembra difficile trovare delle buone notizie. Per noi tifosi comuni l’annuncio del Mancio è stata <strong>una doccia gelida e inattesa</strong>. Eppure anche lì, forse, possiamo provare a cavarne qualcosa di utile: se la mossa – decisamente azzardata – del mister servirà a stoppare <strong>certi atteggiamenti sgradevoli</strong> di alcuni giocatori e a mettere un freno alla tentazione di ambivalenza della società (che talvolta pare giustificare <strong>le bizze dei campioni</strong>), allora potrà anche essere stata un bene. Perché, proprio per l’ammirazione, la gratitudine, la stima e l’affetto che provo per il presidente Moratti (<strong>a lui eterna lode!</strong>), mi sembra giusto non tacere sui suoi (pochi) errori, che talvolta comprendono questi perdoni per i giocatori indisciplinati e gli scatti decisionisti che portarono, per esempio, all’inopinata cacciata di Gigi Simoni. <strong>Tutto sta andando a meraviglia, Centenario incluso, continuiamo così...<br /></strong><br />Le note tristi sono, oltre ovviamente alla <strong>cacciata dal paradiso della Champions</strong>, le brutte prestazioni di alcuni uomini simbolo come Vieira, gli errori – già ben documentati – sotto porta dei nostri bomber, <strong>il comportamento di Figo</strong>, l’ennesimo cartellino rosso. E anche l’intempestività dell’annuncio di Mancini, che poteva forse ottenere gli stessi effetti <strong>in un’altra sede,</strong> chissà... Certo che in questo modo la squadra è stata risparmiata dal diluvio di critiche, e tutto il focus della stampa – categoria cui appartengo, ma che è decisamente popolata di loschi personaggi – si è puntato sull’allenatore, che ha fatto <strong>da capro espiatorio</strong> e forse ha garantito a Zanetti e soci qualche ora in più di tranquillità per dedicarsi al campionato. Un paragrafetto a parte lo dedicherei al <strong>povero Burdisso</strong>. Sbaglia, e si fa prendere dalla foga in maniera spesso imperdonabile, e la sua espulsione ci è costata le ultime chance di speranza. Però è uno che <strong>dà l’anima per la squadra</strong> e accetta di fare tutti i ruoli... non è una giustificazione, però un’attenuante generica sì. Vista la flemma con cui giocava Vieria...<br /><br />Adesso guardiamo avanti, a mente fredda. C’è ancora molto da fare e, come diceva Thomas S. Eliot, <strong>c’è lavoro per tutti quanti</strong>. Forza Inter.Leonardo Merlinihttp://www.blogger.com/profile/17112671485386582254noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1042449771203504183.post-56672682120550689532008-03-08T04:38:00.000-08:002008-03-08T04:54:31.463-08:00Buon CompleannoDomani saranno cento. Un <strong>compleanno pesante</strong> quello della nostra Beneamata Inter, che raggiunge il secolo di vita in un momento <strong>sportivamente delicato</strong>, a cavallo tra la sconfitta con il Napoli e in attesa del <em>redde rationem</em> di martedì con il Liverpool, senza dimenticare la <strong>delicatissima</strong> partita contro la Reggina di questo pomeriggio. Ma il centenario è sempre il centenario e noi siamo qui di nuovo a dire quanto siamo <strong>orgogliosi e innamorati di questi colori</strong>, della loro imprevedibilità e della loro magnificenza, dei momenti bui (chi si ricorda del <strong>Turun Palloseura</strong>? Io, mio malgrado, sì) e di quelli pazzeschi (ne scelgo uno vecchio, il gol di Aldone Serena nel derby d’andata 88/89, <strong>solo in tribuna in mezzo ai milanisti zittiti</strong>), delle serate che non avremmo <strong>mai voluto vivere</strong> (ero sotto la curva la notte dei lanci dei razzi contro Dida) e di quelle che formano <strong>l’educazione sentimentale del giovane tifoso</strong> (la finale di Coppa Uefa 90/91 contro la Roma, gol di Matthaus e Berti).<br /><br />L’Inter è stata una <strong>scuola di carattere</strong>, una severa palestra (almeno per la mia generazione) di formazione alle difficoltà della vita e alla <strong>persistenza delle delusioni</strong>. Che ci hanno fortificato il carattere e la fiducia, certo, ma che fatica. Sono passati 25 anni e ancora non ho superato lo choc della rimonta della Juve da 1-3 a 3-3 in quella sfida del 1983 che poi vincemmo a tavolino per il <strong>mattone tirato contro il Pirata Marini</strong>, né la spaventosa sensazione di essere stato<strong> travolto da un treno</strong> dopo che il Bayern – in una nefasta notte di Prima della Scala – ha cancellato l’incredibile vittoria 2-0 all’Olimpiastadion nel 1988.<br /><br />Ma la passione è più forte, e la memoria è piena di <a href="http://www.flickr.com/photos/bombatus72/478114048/" target="new"><strong>abbracci scambiati con mio papà</strong> </a>– da sempre si fa coppia in questa affannosa professione di tifoso nerazzurro – che sono cominciati a fine anni Settanta nei “<strong>Distinti</strong>” di San Siro e vanno avanti tra Sky e il primo anello verde, che forse adesso si chiama anello Nord, ma è sempre verde.<br /><br />Buon compleanno Inter, allora, e <strong>buon compleanno a tutti noi</strong>. La nostra parte, seppur piccola, cerchiamo di continuare a farla.Leonardo Merlinihttp://www.blogger.com/profile/17112671485386582254noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1042449771203504183.post-60961975441313943372008-02-28T07:21:00.000-08:002008-02-28T07:49:11.602-08:00L’urlo di Saverio<strong>Stremante</strong>. Anche in tv da casa Inter-Roma è stata <strong>una battaglia di nervi e tensione</strong>, che però, quando ormai tutto – "<strong>fuorché l’onore</strong>" – pareva perduto, ci ha regalato il capolavoro di Saverio Zanetti (quello con i colori nerazzurri <strong>tatuati sulla pelle</strong>) che ha spento la tracontanza dei romanisti e ci ha fatto fare un importante passo sulla strada (ancora lunga) della <strong>triconferma</strong>. Magnifico, entusiasmante, quasi da leggenda. Alla fine di una partita pazzesca – nella quale Crespo ha colpito due volte con <strong>lampi di puro splendore</strong> che non sono bastati (complici un palo, la fisica quantistica e i riflessi di Doni) per mandare la palla in fondo al sacco e invece il killer Totti ha piazzato un colpo di rara velocità e <strong>dolorosissima </strong>bellezza - l’urlo che esce dalla bocca del capitano è quello di tutti noi. Avanti, anche <strong>quando sembrava impossibile</strong>.<br /><br />In dieci da mezz’ora per l’infortunio di Maxwell <strong>a cambi conclusi</strong>, con in campo l’inedito tridente Valdanito-Suazo-Balotelli, senza più i polmoni di Cambiasso (ma con un Vieira di <strong>monumentale</strong> seppur poco appariscente solidità) e con il cuore di Matrix fermo ai box, i nostri manciniani hanno tenuto botta quando era necessario, grazie anche a una <strong>miracolosa parata</strong> di piede di Julio Cesar, e poi, spinti da meravigliosi ed <strong>eroici furori</strong>, hanno lanciato l’assalto finale, che il destro del capitano ha <strong>tramutato in oro</strong>.<br /><br />Mio papà ci credeva, io un po’ meno. Al gol di Zanetti<strong> ho baciato il televisore</strong>, l’ultima volta era successo al gol di Stankovic nel derby vinto poi 4-3 a fine 2006 (e in quell’occasione avevo pure fatto cadere lo <strong>sventurato apparecchio</strong>). Speriamo porti bene.Leonardo Merlinihttp://www.blogger.com/profile/17112671485386582254noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1042449771203504183.post-84219837150462756032008-02-26T10:58:00.000-08:002008-02-27T02:57:45.366-08:00La nostra Età dell'OroEccoci qui di nuovo. A festeggiare i <strong>45 anni</strong> della militanza nerazzurra del nostro Club e un’Inter che, ormai da due anni, sta dominando il campionato e oggi <strong>sogna l’impresa</strong> in Champions per cancellare l’amarezza della notte di Liverpool. Eccoci qui, e mi rendo conto che questi anni rappresentano per me e per la mia generazione – quella nata più o meno in contemporanea con <strong>l’ultima finale</strong> giocata (e persa) in Coppa dei Campioni – l’età dell’oro dell’interismo, la nostra Grande Inter. Ma <strong>quanta fatica</strong> per arrivare fino a qui... per noi cresciuti nel mito di <strong>Altobelli e Rummenigge</strong> (e qualcuno provava affetto pure per Garlini, il bomber venuto da Cesena con un bagaglio di rovesciate) che abbiamo vissuto la breve stagione di vittorie dei tempi di <strong>Trapattoni e di Matthaus</strong>, che aveva pure la faccia sbarazzina di Berti e quella monumentale di Beppe Bergomi. Poi gli anni bui del Milan di Sacchi e Capello e le profonde delusioni dei Bergkamp, passato da campione a tacchino, e dei Roberto Carlos, mandato via e poi <strong>perennemente</strong> rimpianto. Anni difficili, con quelle maglie azzurrine con sponsor Fiorucci e in campo gente simpatica come <strong>Fontolino o Centofanti</strong>, che però non ha lasciato un gran segno nella storia...<br /><br />Abbiamo sperato (“<strong>Ballammo una sola estate</strong>” direbbe qualcuno) quando il pelato <strong>Ronaldo</strong> ci ha illuso e fatto sognare. Ma la coppia Iuliano&Ceccarini prima e la finale dei Mondiali 1998 poi ci hanno spento i sogni<strong> come una sigaretta sul dorso della mano</strong>. Ma la finale di Uefa, giusto paio di mesi prima che Ronnie scendesse la scaletta dell’aereo come se avesse 100 anni, resterà <strong>una perla indimenticabile</strong>, anche perché sigillata da <strong>Zamorano e Zanetti</strong>, due che la maglia nerazzurra ce l’avevano, e Saverio (ma forse pure Ivàn) ce l’ha ancora, <strong>tatuata sulla pelle</strong>.<br /><br />Bobo Vieri è stata la presenza costante degli anni a cavallo del Millennio, e il giorno che mi sono sposato a guidare il nostro attacco ci stava lui, <strong>fiero e scostante come al solito</strong>. Certo, che cosa ci ricordiamo di quel periodo? L’orrendo 5 maggio, la frustrazione, le feste di una Juve che poi abbiamo scoperto <strong>spinta non solo dalle proprie gambe</strong>... E’ stato un brutto colpo, seguito poi dalla tremenda semifinale di Champions del 2003, persa solo per il sorteggio che ha stabilito che avremmo giocato il derby d’andata in casa e non in trasferta e <strong>quella palla di Kallon</strong> che è uscita di un millimetro (almeno così mi è parso dalla tribuna ma qualcosa mi dice che forse non è stato proprio così) me la sogno ancora. Insomma, <strong>una vita difficile</strong> che ha visto pure le vergogne del motorino sugli spalti, dei seggiolini bruciati con l’Alaves e i petardi a Dida. <strong>Basta</strong>.<br /><br />Adesso è il <strong>nostro momento</strong>. Mancini il nostro Herrera e scegliete voi gli altri accostamenti. Per la leggenda ci manca ancora il tassello europeo, per il quale tutti siamo in <strong>trepida attesa</strong>. Io sarò là, al mio solito posto al primo anello verde, pronto a dare una mano, almeno in termini di voce ed entusiasmo. Il resto sarà storia, <strong>speriamo memorabile</strong>.Leonardo Merlinihttp://www.blogger.com/profile/17112671485386582254noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1042449771203504183.post-81903932508246663362007-05-19T02:13:00.000-07:002007-05-19T02:22:56.379-07:00Altre foto della festa scudetto<div>Grande festa al Campo Sportivo di Parabiago</div><div></div><br /><div><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiuRFbcBhvpMvAmvQoLpNMcywevwRPniC1Er75fSuoh8NferaJ1o3Hmm4H8WgNqxgy2X4kOBK4WYSL-T7sN8drHJ8MgsA03KELONah9bxNRX_nfx8w-vaQ6HVPt4UyspyL7HJKnwq_mjEI/s1600-h/mauro_torta.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5066198784753663330" style="CURSOR: hand" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiuRFbcBhvpMvAmvQoLpNMcywevwRPniC1Er75fSuoh8NferaJ1o3Hmm4H8WgNqxgy2X4kOBK4WYSL-T7sN8drHJ8MgsA03KELONah9bxNRX_nfx8w-vaQ6HVPt4UyspyL7HJKnwq_mjEI/s400/mauro_torta.jpg" border="0" /></a><br /></div><br /><div><a 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/><div>Le immagini della serata:<br /></div><div></div><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh3jv9J1Jp5K2lHqp1oSke0XAJ0wdIgSqZFdpkZ5djvjN45BXMZbIKwRJZplkX1n-UkMP0YcelUyVIF1-gJV4Jq7LdqoZ1AzQ3A-4MB7pMTC5HXqTv-OqVRv3SGzPU5OFR1I-0oD9gBFPU/s1600-h/mauro.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5065072841897147378" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; CURSOR: hand" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh3jv9J1Jp5K2lHqp1oSke0XAJ0wdIgSqZFdpkZ5djvjN45BXMZbIKwRJZplkX1n-UkMP0YcelUyVIF1-gJV4Jq7LdqoZ1AzQ3A-4MB7pMTC5HXqTv-OqVRv3SGzPU5OFR1I-0oD9gBFPU/s400/mauro.jpg" border="0" /></a><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div></div><br /><br /><br /><br /><div></div><a 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