domenica 23 maggio 2010
E' successo davvero
Milito dicevamo. Commovente e totalizzante come un vero personaggio da romanzo, nonostante l'uscita non proprio tempestiva sul suo futuro. Un calciatore che ha avuto per noi un impatto superiore a quello del miglior Ronaldo, un campione che ha un unico destino: il Pallone d'oro. Dopo il robot postmoderno Cristiano Ronaldo, il genio maradoniano Messi, è ora che i soloni del pallone europeo riconoscano l'eroismo di Diego, che l'anno scorso giocava nel Genoa... (com'è possibile? Un fuoriclasse di tal fatta, ovviamente senza offesa per i genoani).
Poi le lacrime di Mourinho. A una divinità per scettici come lui che volete che si possa dire? Ha comunque ragione. Vincerà la Champions anche con il Real Madrid, non c'è dubbio. E sarà di certo un altro momento storico per il calcio. Ma vederlo piangere per noi - perché piangeva per noi - resterà tra i momenti più belli della nostra storia di tifosi.
Ancora non ci credo. Però è comunque fantastico.
Amo questa Inter. Vi amo tutti.
mercoledì 19 maggio 2010
Come se fosse la prima volta
E' quindi la mia prima volta, come per tanti altri tifosi che, insomma, non sono neppure più tanto giovani. Nel 1964, mi raccontano, un nutrito gruppo di nostri nonni e genitori partì per Vienna e restò in viaggio per una settimana, o giù di lì. Nessuno sapeva più dove fossero finiti. STRAORDINARIO. Non riesco a immaginare miglior auspicio di rivivere la stessa avventura, sia per chi sarà fisicamente a Madrid quella sera, sia per chi la vivrà con gli occhi e il cuore in Spagna, seppur disperso in qualche angolo della pianura Padana o del Tavoliere delle Puglie.
Forza Inter. E' fantastico
mercoledì 21 maggio 2008
Lettere dopo il trionfo
Caro Mancio,
Per noi che la Grande Inter di Herrera non l’abbiamo vista, questa è la squadra nerazzurra più forte che abbiamo mai conosciuto. Questa è la nostra favola, il nostro riscatto, la nostra Inter. E Mancini è il nostro mago. E dunque posso solo dire “Grazie”, per la tenacia di questi anni, per la voglia di essere sempre e comunque lo stesso, senza piegarsi all’opportunismo, per l’enorme massa di cattiverie che certa stampa (e ti chiedo pubblicamente scusa a nome della categoria di cui faccio parte, ma non mi occupo di sport solo di libri) ti ha rovesciato addosso. Questa vittoria è tua, con i suoi splendori e anche con i suoi limiti. Ma ho sempre pensato che la capacità di mettere sempre la propria faccia e di mettersi in gioco in prima persona sia tipica dei grandi uomini. Qualunque cosa succederà nei prossimi giorni, perché a essere sincero ti vedo piuttosto stanco, io approverò la tua scelta. E la mia gratitudine per questi anni, e spero anche per i prossimi, resta immutata.
Caro Zanetti,
O capitano mio capitano. Lo so è scontata la citazione, ma quanto è vera! L’ennesima annata straordinaria, l’ennesimo milione di kilometri macinati su tutti i campi, l’ennesima dimostrazione di cosa vuol dire “orgoglio interista”. Saverio come nessun altro. E quest’anno pure il pazzesco gol contro la Roma, e quella corsa folle, da bambino felice, che – lasciatemelo dire – rappresenta un po’ il senso della vita. Entusiamo, spontaneità, passione: in quella corsa c’era tutto. E in più un senso di purezza, di gioia del gioco, di un modo di guardare al mondo con stupore. Grazie capitano, la palla in fondo al sacco ci ha fatto felici, ma forse ancora di più lo ha fatto vederti così.
Caro Vieira,
Patrick gioia e dolori: l’incredibile azione contro la Fiorentina e la prestazione irritante contro il Liverpool; i gol pesantissimi contro il Palermo, l’Atalanta e il Siena e quell’errore da principiante che ha regalato il raddoppio al Milan nel derby di ritorno... Però Patrick io non riesco quasi ad arrabbiarmi con te, perché sento che il tuo carisma va oltre gli episodi, che un fuoriclasse si prende completo, che un personaggio come te non si delimita. Sai, mi fai pensare a mio cugino Andrea: giocavamo insieme in Terza categoria e io, se c’era lui al mio fianco a centrocampo, non avevo paura. Ecco, se mai in un’altra dimensione io fossi stato un giocatore di questa Inter (diciamo un Burdisso) avrei riposto piena fiducia in te e ti avrei seguito ovunque. Perché tu, Patrick, sei un capo e in campo questa cosa la senti anche se nessuno te la spiega.
Caro Ibrahimovic,
che dire. I due gol di Parma da soli valgono una stagione. Sotto quella pioggia che sapeva tanto di epopea, in quella condizione psicologica difficile, con addosso tutte le gufate dell’universo non interista. Eppure tu hai preso la palla di Deki e l’hai messa lì, molto vicino al paradiso. Anche per chi come me masticava un calcio lineare e generoso alla Simeone e non da genio provocatore – quasi da Playstation, che non ho – come te, anche per me questa è poesia pura, sogno, delizia. E poi mi piace quel tuo essere un po’ burbero, quella voce profonda, quel dire “se non vi sto bene sono problemi vostri”. Caro Zlatan, credo che non esistano due persone più diverse da me e te, e forse proprio per questo mi piaci così.
lunedì 19 maggio 2008
Tutto nostro e strameritato
Chiedo scusa ai miei ventiquattro lettori (e anche agli eredi del Manzoni che spero non vogliano farmi causa) per il lungo silenzio di questo diario. Devo però confessarvi che, dopo il rocambolesco pareggio con la Roma a San Siro e le peripezie che ne sono seguite, mi ero ripromesso di tornare a postare solo quando avessimo vinto lo Scudetto. Ammetto che avevo sperato e previsto che ciò sarebbe accaduto prima (ragionevolmente ipotizzavo dopo Inter-Siena), ma l’importante è che ci siamo finalmente arrivati, e le difficoltà – come dice una bella pubblicità – rendono le cose più straordinarie.
martedì 25 marzo 2008
Serriamo le fila
Eppure siamo sempre primi, seppur con un vantaggio piccolo (ma non così insignificante) sulla Roma; eppure è ancora tutto nelle nostre mani; eppure la squadra ha fatto blocco con Mancini e vuole fortemente arrivare al titolo. Non so se ce la faremo, ma fino all'ultimo secondo dovremo tutti essere uniti per arrivare a questo obiettivo! E' il momento dell'unità, intorno a questa squadra e a questi uomini - che ci siano cari o meno, compreso il povero Burdisso. Al futuro, quale che sarà ci penseremo da giugno, e lì i nodi verranno al pettine. Ma ora è necessario serrare le fila. La sconfitta con la Juve fa male, ma non ci dobbiamo dimenticare che, pur festeggiando come se avessero vinto i mondiali, i bianconeri quest'anno probabilmente non vinceranno nulla, dovranno sudarsi l'accesso alla Champions nei preliminari e magarai potranno anche non farcela... Insomma, un po' di prospettiva aiuta a ragionare con più serenità sulle situazioni.
E' ovvio che ora siamo sotto pressione e il calendario ogni volta che lo guardo mi inquieta a dismisura. Ma piangere adesso non serve, e chissà che dalle prossime durissime partite non possa venire anche qualche buona notizia. E' dura, ma negli scorsi vent'anni abbiamo affrontato situazioni ben più meschine e anche lì (più o meno) ci siamo battuti contro lo scoraggiamento guardando i magnifici colori della nostra maglia. Provarci ora è il minimo che possiamo fare.
venerdì 14 marzo 2008
A mente fredda
L’Inter contro il Liverpool ha giocato una gara onesta, anzi mi azzarderei a dire che fino all’espulsione ha giocato la partita che doveva giocare per tentare di ribaltare la situazione compromessa nei malefici minuti finali di Anfield. Abbiamo mostrato la pazienza necessaria, abbiamo faticato, Julio Cesar ha fatto il suo dovere con la consueta spregiudicatezza (su Babel in uscita) e bravura (sull’incursione in area di Lucas mi pare). E poi sono arrivate le grandi chance sui piedi di Julio Cruz, nel primo e nel terzo caso bravo Almunia; nel secondo, e più clamoroso, impreciso il nostro amato Jardinero. Avrebbe potuto darla a Stankovic mi dite, vero ma quale attaccante da lì non tira? Certo, doveva segnare. Il problema sta tutto lì, ahinoi. E la palla nel sacco doveva pure metterla Ibra nel secondo tempo quando la generosa disattenzione della retroguardia di Benitez ci ha regalato l’occasione più clamorosa. Io sono convinto che se avessimo segnato – in quel momento in cui già eravamo in dieci ma ancora 0-0 – forse il Liverpool si sarebbe spaventato davvero è chissà, sarebbe potuta andare in tutti i modi. Ripeto, fino al rosso per Burdisso eravamo in corsa, e ci era mancato il colpo-killer. Capita, è nell’ordine delle cose e del gioco. Nessun dramma insomma.
E lo stadio, per una volta unito, ha capito che la squadra ci aveva provato e ha applaudito e acclamato i nostri a fine gara. Non l’avevo mai visto succedere (di solito volavano i sediolini o qualcosa di peggio...) e mi è parso il modo migliore per sugellare la partita, ma anche la maturazione di un ambiente per troppo tempo definito (a volte a torto, spesso a ragione) isterico, tanto nei suoi interpreti diretti – i calciatori – quanto in quelli indiretti – il pubblico. Ero triste per come era andata la partita, ma ho pensato che finalmente stessimo cominciando a diventare una grande squadra. Ho applaudito convinto i nostri e ho gridato “Inter, Inter” a squarciagola.
Sul dopo partita sembra difficile trovare delle buone notizie. Per noi tifosi comuni l’annuncio del Mancio è stata una doccia gelida e inattesa. Eppure anche lì, forse, possiamo provare a cavarne qualcosa di utile: se la mossa – decisamente azzardata – del mister servirà a stoppare certi atteggiamenti sgradevoli di alcuni giocatori e a mettere un freno alla tentazione di ambivalenza della società (che talvolta pare giustificare le bizze dei campioni), allora potrà anche essere stata un bene. Perché, proprio per l’ammirazione, la gratitudine, la stima e l’affetto che provo per il presidente Moratti (a lui eterna lode!), mi sembra giusto non tacere sui suoi (pochi) errori, che talvolta comprendono questi perdoni per i giocatori indisciplinati e gli scatti decisionisti che portarono, per esempio, all’inopinata cacciata di Gigi Simoni. Tutto sta andando a meraviglia, Centenario incluso, continuiamo così...
Le note tristi sono, oltre ovviamente alla cacciata dal paradiso della Champions, le brutte prestazioni di alcuni uomini simbolo come Vieira, gli errori – già ben documentati – sotto porta dei nostri bomber, il comportamento di Figo, l’ennesimo cartellino rosso. E anche l’intempestività dell’annuncio di Mancini, che poteva forse ottenere gli stessi effetti in un’altra sede, chissà... Certo che in questo modo la squadra è stata risparmiata dal diluvio di critiche, e tutto il focus della stampa – categoria cui appartengo, ma che è decisamente popolata di loschi personaggi – si è puntato sull’allenatore, che ha fatto da capro espiatorio e forse ha garantito a Zanetti e soci qualche ora in più di tranquillità per dedicarsi al campionato. Un paragrafetto a parte lo dedicherei al povero Burdisso. Sbaglia, e si fa prendere dalla foga in maniera spesso imperdonabile, e la sua espulsione ci è costata le ultime chance di speranza. Però è uno che dà l’anima per la squadra e accetta di fare tutti i ruoli... non è una giustificazione, però un’attenuante generica sì. Vista la flemma con cui giocava Vieria...
Adesso guardiamo avanti, a mente fredda. C’è ancora molto da fare e, come diceva Thomas S. Eliot, c’è lavoro per tutti quanti. Forza Inter.
sabato 8 marzo 2008
Buon Compleanno
L’Inter è stata una scuola di carattere, una severa palestra (almeno per la mia generazione) di formazione alle difficoltà della vita e alla persistenza delle delusioni. Che ci hanno fortificato il carattere e la fiducia, certo, ma che fatica. Sono passati 25 anni e ancora non ho superato lo choc della rimonta della Juve da 1-3 a 3-3 in quella sfida del 1983 che poi vincemmo a tavolino per il mattone tirato contro il Pirata Marini, né la spaventosa sensazione di essere stato travolto da un treno dopo che il Bayern – in una nefasta notte di Prima della Scala – ha cancellato l’incredibile vittoria 2-0 all’Olimpiastadion nel 1988.
Ma la passione è più forte, e la memoria è piena di abbracci scambiati con mio papà – da sempre si fa coppia in questa affannosa professione di tifoso nerazzurro – che sono cominciati a fine anni Settanta nei “Distinti” di San Siro e vanno avanti tra Sky e il primo anello verde, che forse adesso si chiama anello Nord, ma è sempre verde.
Buon compleanno Inter, allora, e buon compleanno a tutti noi. La nostra parte, seppur piccola, cerchiamo di continuare a farla.